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I Re teriantropi filigrana.JPG

I Re teriantropi
2019
Cornice di legno, vetro, carte da gioco,
carta, imbottitura per cuscini e colla
cm 13 x 10,6

“Quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla”.

Italo Calvino, “Il castello dei destini incrociati” (Presentazione)

 

“Contraria sunt complemengta” Niels Bohr

 

Sfogliando i mazzi di carte è possibile “trovare” delle storie, a volte fantastiche. Ogni figura può essere infatti la protagonista di una trama “inventata”, suggerita dall’accostamento con le altre figure o con i semi francesi o latini. Non è un caso che “inventare” e “trovare” abbiano etimologicamente lo stesso significato: in latino “invenire” (da cui deriva il verbo italiano “inventare”) vuol dire appunto “trovare”.

Dopo le mie prime composizioni con le carte realizzate a partire dal 2017, mi sono resa conto di aver seguito un metodo compositivo analogo a quello adottato da Italo Calvino nella stesura dei racconti che compongono “Il castello dei destini incrociati”, meraviglioso libro nato dall’osservazione dei tarocchi che, accostati secondo varie combinazioni, permettono di riconoscere la presenza di storie. Calvino interpreta le immagini dei tarocchi secondo un’ “iconologia immaginaria” e li dispone uno accanto all’altro in modo tale che sul tavolo gli si mostrino le “scene successive d’un racconto pittografico”.

Del resto una tendenza automatica della nostra mente, la pareidolia, consiste nel trovare ordine nel caos, nel riconoscere strutture ordinate, note e logiche all’interno di immagini caotiche, sconosciute e prive di senso. È quanto accade, ad esempio, quando riconosciamo volti osservando le nuvole, animali nelle macchie di umidità su un muro e cartine geografiche nella corteccia di un albero o, come in questo caso, quando riconosciamo delle storie che legano tra di loro le figure dei mazzi di carte.

Giocando con la loro disposizione casuale, cioè immergendomi nell’affascinante dimensione della combinatorietà, faccio emergere composizioni nelle quali ogni osservatore può trovare/inventare da sé le proprie storie.

Ne “I Re teriantropi”, nel ridotto spessore di una piccola cornice dorata, ho creato un giardino nel quale si incontrano due creature ibride, nate dall’assemblaggio tra i corpi del Re di bastoni e del Re di coppe delle carte napoletane con le teste d’aquila presenti nell’asso di denari. La figura fantastica del teriantropo (dal greco “therion”: “animale selvaggio” e “ànthropos”: “uomo”) conduce ad una dimensione arcaica e simbolica che allude all’unione di due diverse e opposte nature: quella umana, basata sulla razionalità, e quella animale, dominata dall’istinto.

Associando i semi latini delle carte regionali ai quattro elementi naturali, è possibile inoltre interpretare i due Re come le personificazioni del fuoco (seme di bastoni) e dell’acqua (seme di coppe): due opposti, simbolo a loro volta di tutti gli opposti esistenti in natura, si incontrano in giardino, rivolgendo la testa uno verso l’altro, anziché voltandosi in direzioni opposte come si vede nell’asso di denari.

L’incontro di queste due figure in giardino potrebbe essere un’allegoria della complementarietà degli opposti su cui si basa il mondo naturale. Una delle tante storie che è possibile inventare/trovare osservando questa composizione è che i contrari sono complementari. Ma ognuno riconoscerà naturalmente storie diverse perché la pareidolia funziona come un test proiettivo.

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