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Si vis amari, ama filigrana.JPG
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2019

Gennaio 2020

Amor postveritatis temporibus

Marzo 2020
Cornice di legno, vetro, carte da gioco, cartoncino e colla
cm 12,6 x 17,6 x 1,4

Amor postveritatis temporibus: L'amore ai tempi della postverità

Sul cartiglio: S.C. ME FECIT III MMXX: Simona Cozzupoli mi fece nel Marzo 2020

In una piccola cornice di legno rettangolare un uomo e una donna delle carte lombarde, uniti dal seme di cuori posto al centro, si incontrano mantenendo la distanza di sicurezza e indossando la mascherina, oggetto diventato in pochissimo tempo simbolo dell’attuale pandemia e già sedimentatosi nell’immaginario collettivo mondiale. Le due figure non possono avvicinarsi, né baciarsi come avviene invece in altre mie opere precedenti con lo stesso soggetto degli “amori di corte” tra Re, Regine, Fanti, Cavalieri e Donne delle carte.

Sul davanzale è fissato un cartiglio spiegazzato con la scritta “ S.C. ME FECIT III MMXX”, cioè “Simona Cozzupoli mi fece nel Marzo 2020”. A parlare è l’opera stessa, come avviene in certi dipinti rinascimentali, nei quali i pittori giocano con chiaroscuro e prospettiva per ingannare l’occhio dello spettatore, che scambia il cartiglio in primissimo piano per un vero oggetto tridimensionale che occupa lo spazio reale fuori dal quadro. All’effetto di trompe-l’oeil ho sostituito qui un vero cartiglio, come omaggio, in particolare, alle Madonne di Giovanni Bellini, dove questo elemento ricorre spesso con grande eleganza.


 

Qualche riflessione personale sull’attuale pandemia (10 Aprile 2020)

Quando i giornali hanno cominciato a parlare di coronavirus, a febbraio, pubblicando in copertina fotografie dal tono apocalittico di uomini protetti con mascherine e tute, non ho dato molto peso a quelle notizie, ormai assuefatta all’allarmismo tipico dei mezzi di informazione. La situazione è poi rapidamente peggiorata di giorno in giorno e di ora in ora e ci siamo trovati tutti a doverci confrontare non solo con la paura di un virus sconosciuto, altamente contagioso e potenzialmente letale (almeno per alcune categorie di persone), ma anche con la difficoltà, ai limiti dell’assurdo, di dover cercare le informazioni su internet, distinguendo quelle veritiere dalle fake news, quelle “ufficiali” da quelle “alternative”, spesso provenienti entrambe dallo stesso mondo scientifico.

In altre parole, oltre alla pandemia, abbiamo dovuto affrontare (e lo stiamo ancora facendo) una “infodemia” sul virus, cioè una diffusione contagiosa, incontrollabile e contraddittoria di informazioni che con estrema rapidità creano e smontano interpretazioni sull’argomento.

Questa situazione mi fa venire in mente le riflessioni di Ivan Illich sulla “controproduttività paradossale” tipica delle società industrializzate contemporanee. Questo fenomeno si verifica quando, in qualunque ambito, superata una certa soglia, si ottiene l’effetto contrario rispetto a quello perseguito. Così come troppe automobili (il cui scopo è di farci spostare più rapidamente) creano traffico e ingorghi facendoci muovere più lentamente che se andassimo a piedi, così un eccesso di informazioni non può che azzerare l’informazione stessa, lasciandoci sempre più confusi e disorientati. Gli esempi possono essere numerosi: le mascherine servono, ma anche no; lavarsi spesso le mani va bene, ma non troppo; ci vorrebbe il vaccino, ma un vaccino per un virus non immune non esiste; ci sono relazioni tra coronavirus e 5G oppure è una bufala; nel conteggio dei morti “per” coronavirus rientrano anche quelli “con” coronavirus oppure sono due cose diverse, ecc.

Nell’epoca della postverità risulta quindi praticamente impossibile informarsi su qualunque argomento, soprattutto su quelli che prevedono conoscenze specialistiche possedute da una minoranza della popolazione, all’interno della quale si scontrano oltretutto correnti contrastanti. Allora è proprio vero che con internet, che ha ampliato e reso accessibile a un numero crescente di persone l’informazione, c’è più possibilità di informarsi?

Personalmente credo di no. A mio parere il problema delle attuali società industriali è proprio il superamento della soglia di cui parla Illich e di cui già parlavano gli antichi. I Greci usavano il termine “hýbris” per indicare un comportamento basato sull’eccesso e sulla tracotanza, cioè sul superamento di un limite. Chi si macchiava di “hýbris”, nei miti e nelle tragedie, veniva regolarmente punito dagli Dei perché l’ideale degli antichi era la giusta misura, l’ “aurea mediocritas” . Greci e Romani sapevano bene che “Mètron àriston”, cioè “la misura è la cosa migliore” e che “in medio stat virtus”: “la virtù sta nel mezzo”. In oriente si trova lo stesso concetto con la "legge della moderazione", in base alla quale ogni manifestazione naturale, una volta raggiunto il suo culmine, non può che decadere.

Questo spero possa insegnarci il coronavirus.

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