Wunderkammer
“È proprio del filosofo questo che tu provi, di esser pieno di meraviglia; né altro cominciamento ha il filosofare che questo.”
Platone
“Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia.”
Aristotele
“Il Tao e le sue innumerevoli manifestazioni
sorgono dalla stessa fonte:
la sottile meraviglia nell’oscurità misteriosa.
Questo è l’inizio di ogni comprensione”.
Lao Tzu
La Wunderkammer, letteralmente “camera delle meraviglie”, era un ambiente nel quale si esponevano, tra il XVI e il XVIII secolo, collezioni private di oggetti rari e bizzarri provenienti dal mondo naturale (minerale, vegetale e animale), detti “naturalia”, e oggetti curiosi e ingegnosi creati dall'uomo, detti “artificialia”.
Ciò che accomunava tutti i pezzi della collezione, pur nella loro ostentata eterogeneità, era la capacità di stupire: la camera delle meraviglie era un grande reliquiario che custodiva “mirabilia”.
Una caratteristica tipica di questi luoghi era l'accumulo visivo dovuto alla grande quantità di oggetti accalcati in uno spazio circoscritto: nelle scaffalature alle pareti, su ripiani, in stipi, cassetti, vetrinette e persino appesi al soffitto, in modo da riempire l'intera stanza.
La mescolanza di opere della natura con manufatti creati dall'uomo sottintendeva una visione unitaria della conoscenza, in cui scienza e arte erano ancora indivise e formavano, insieme, un grande sapere enciclopedico.
L'idea di fondo era quella di voler creare, attraverso l'accostamento di oggetti appartenenti ad ambiti diversi, un microcosmo che fosse una rappresentazione del macrocosmo in tutta la sua caleidoscopica varietà, anche, e soprattutto, nelle sue declinazioni più grottesche e bizzarre.
Un aspetto affascinante di questi mondi racchiusi in una stanza è il loro effetto spiazzante. Lo stupore provocato dall'“horror vacui” disorienta lo spettatore e fa sì che le sue consuete modalità di interpretazione/percezione della realtà entrino in crisi, si arrestino (non a caso “stupire” ha la stessa radice etimologica di “stare”, nel senso di “essere o rendere fermo”), lasciando spazio a un tipo di conoscenza prelogica che conduce oltre l'immanenza.
Come in una mnemotecnica, ogni immagine presente in una wunderkammer non ha valore solo come oggetto concreto, ma anche come rappresentazione di idee astratte, è un “ponte” verso la dimensione dell'immaginazione.
Ecco perché, fin dall'antichità, la meraviglia è considerata un accesso alla conoscenza: per Platone e Aristotele è all'origine della filosofia.
Immagino le mie opere come pezzi di una moderna Wunderkammer e, frattalmente, come Wunderkammer esse stesse: montaggi eterogenei (bidimensionali - i disegni- e tridimensionali - le bacheche e gli assemblaggi -) tenuti insieme dal filo della meraviglia, dell'immaginazione e del gioco.