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globalizzazione

Banchetto nuziale

2017

Scatola di legno, vetro, carte da gioco, cartoncino e materiali vari
cm 24 x 30 x 5,8

A teatro alcune nobili figure sono sedute a una lunga tavolata ricoperta da una tovaglia a fantasia geometrica bicroma come il retro delle carte da gioco. Il banchetto nuziale è terminato: la tavola è già stata sparecchiata. È rimasta solo la grande coppa al centro, davanti ai due sposi uniti dal seme di cuori sospeso tra le loro teste, reclinate l’una verso l’altra.

Mentre un putto alato scende su di loro per recidere simbolicamente, con la spada, il passato in cui vivevano separati dal futuro in cui vivranno uniti, gli sposi si apprestano a bere l’elisir dell’eterna giovinezza.

Come nelle altre bacheche che hanno come protagoniste le figure delle carte, mi sono ispirata alla tecnica narrativa adottata da Italo Calvino nel suo “Castello dei destini incrociati”. “Ho cominciato con i tarocchi di Marsiglia”, scrive Calvino nella presentazione del romanzo, “cercando di disporli in modo che si presentassero come scene successive d’un racconto pittografico. Quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla”.

Vedendo le figure a mezzo busto, come prima cosa mi è nata l’idea di disporle sedute a un tavolo ricoperto da una tovaglia che ne nascondesse le gambe inesistenti. E come poteva essere la fantasia della tovaglia se non identica al retro delle carte da cui avevo tratto i commensali? Il seme di coppe di un mazzo di carte regionali, poi, ben si prestava ad essere usato come un bicchiere da porre sul tavolo, mentre quello di cuori era perfetto per simboleggiare il legame amoroso tra i due sposi. Poiché la scena si svolge su un palcoscenico, infine, l’asso di spade, come già nella bacheca “Allegoria”, mi offriva una buona allusione visiva a un “deus ex machina”.

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